
Da sempre la professoressa di lettere Sandra Troia è appassionata di innovazione didattica e tecnologica. Ha raccontato al podcast Insegnanti al microfono come la scelta di diventare insegnante sia maturata perché ha respirato in casa l’aria della scuola, avendo la madre insegnante, e grazie all’incontro con una docente del liceo, che l’ha fatta innamorare della didattica. Ha studiato Lettere e Storia dell’arte e ha avuto la sua prima esperienza lavorativa nella didattica museale, presso un’azienda privata del settore della formazione post laurea. Fin da subito, la tecnologia digitale è diventata parte della sua attività professionale e, una volta entrata nel mondo della scuola, ha impiegato immediatamente i primi programmi e le piattaforme adatte all’insegnamento e alla formazione professionale.
Già nei primi anni 2000 ha introdotto la didattica outdoor, portando gli alunni nei siti archeologici e nei musei per far loro sperimentare dal vivo la bellezza dell’arte e della storia. Ha lavorato in un consorzio universitario con progetti internazionali, per cui ha sviluppato un forte spirito europeo. Dall’esperienza in aula ha maturato la decisione di cogliere l’opportunità dei bandi per l’equipe formativa territoriale, e da diversi anni è componente dell’Equipe Formativa Territoriale Puglia.
È specializzata in innovazione e tecnologia per la didattica. Dal suo punto di osservazione, vede un continuo interesse da parte dei docenti per aggiornarsi, migliorarsi e innovare. C’è voglia di crescere e stare al passo con i tempi, anche se non bisogna inseguire solo la tecnologia, poiché cambia molto velocemente. Al centro devono essere sempre le persone, gli studenti. È indispensabile che le tecnologie supportino l’inclusione e la partecipazione attiva. Attualmente le richieste di formazione riguardano soprattutto l’IA e la gestione della classe.
Secondo Sandra, la scuola dovrebbe puntare sempre di più sulla formazione alle competenze di cittadinanza, perché viviamo in un mondo in rapido cambiamento ed è importante avere gli strumenti adeguati per affrontarlo, governarlo e valorizzarlo. Inoltre, è convinta che gli insegnanti dovrebbero fare maggiori esperienze professionali al di fuori della scuola, per poi portarle in classe. Chi resta esclusivamente nell’ambito scolastico rischia di perdere elementi importanti da condividere nel processo formativo degli studenti.
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