
Laureato in Filosofia alla fine degli anni ’70 ha iniziato la sua carriera lavorativa nell’ambito del teatro e come assessore nel suo comune di Pontedera. Ha raccontato al podcast Insegnanti al microfono che essendo inquieto dal punto di vista lavorativo, cerca di avere nuovi stimoli e sfide da affrontare. Così dopo qualche anno nell’organizzazione e gestione di programmi ed eventi teatrali ha scelto di partecipare al concorso come insegnante. Ha vinto la sua cattedra a Lecco e lì ha iniziato la sua avventura di docente. la sua esperienza nel settore privato l’ha aiutato a non essere autoreferenziale, come spesso accade nel mondo della scuola, ma di mettersi sempre in gioco, di confrontarsi, di imparare e di collaborare. La filosofia non è teorica e astratta, ma al contrario, ti aiuta ad andare al centro, al cuore delle questioni e trovare una soluzione, una proposta ragionevole.
Ha insegnato diversi anni a san Miniato e poi ha scelto di diventare dirigente scolastico, per vivere nuove prospettive e opportunità. E’ convinto che il dirigente deve coinvolgere, deve portare il cambiamento nella scuola con l’aiuto dei docenti e dei suoi collaboratori, è una leader condivisa in quanto educativa. La scuola è una comunità educante e ci vuole anche un pò di pazienza per vedere i frutti del proprio lavoro. Occorre conquistare la fiducia dei propri insegnanti.
Per questo ha cercato la collaborazione di Indire, in quanto dice che non vale la pena perdere tempo ad inventare la ruota, ma occorre prendere spunto e migliorare ciò che già esiste, ascoltando e imparando dagli altri. Con Avanguardie Educative ha proposto l’idea delle aule laboratoriali disciplinari per stimolare insegnanti e alunni, per favorire l’attenzione e la partecipazione, per spingere ad una didattica diversa dalla tradizionale e immutabile lezione frontale.
Nella sua esperienza ha constatato che esiste una forte disuguaglianza educativa che si forma già all’inizio del percorso scolastico e si consolida anche per la mancanza di un adeguato sistema di orientamento. Troppo spesso al termine della scuola secondaria di primo grado la selezione avviene solo tra chi ha voglia di studiare (nel modo tradizionale) e chi no, spingendo al liceo i ‘migliori’ e al resto solo i meno studiosi. Invece non è questo il criterio. La scuola deve valorizzare i talenti di ciascuno, il metodo di studio di ciascuno. Bisogna aiutare meglio la scelta e poi l’accompagnamento degli studenti.
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