Pierpaolo Perretti: scuola e motivazione, Perché (non) andare a scuola?

Pierpaolo Perretti ha raccontato al podcast Insegnanti al microfono la sua lunga e ampia esperienza di insegnante della scuola secondaria di secondo grado in Calabria. Ha iniziato nel 2001 e dopo aver insegnato in varie scuole calabresi quest’anno ha insegnato al liceo classico e al liceo scientifico di Rende (CS). È docente di italiano, latino, storia geografia. La sua idea di diventare insegnante è maturata nel corso degli ultimi anni del liceo grazie all’incontro con il suo insegnante di latino e greco, che lo ha ispirato e affascinato. Ha scelto questa professione perché è convinto, nonostante le difficoltà e i grandi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni, che si possa dare il proprio contributo alla crescita degli adolescenti. In questa direzione, l’insegnamento di materie apparentemente inutili, come il latino, costituisce un modo per sfidare l’intelligenza e affinare la sensibilità. Da questa passione educativa è nata l’idea di scrivere un libro dove denunciare le insufficienze della scuola presente e indicare qualche linea di senso per l’apprendimento e l’insegnamento. Così ha pubblicato con Rubbettino, nel 2023, Perché (non) andare a scuola”, con la prefazione della giornalista e vicedirettrice de la Stampa Annalisa Cuzzocrea e la postfazione di Sergio Labate, professore di Filosofia teoretica all’Università di Macerata. In occasione della pubblicazione del libro è stato ospite anche della trasmissione di Rai 3 Quante storie. Secondo Perretti, un punto dolente è costituito dalla valutazione numerica, perché utilizzata da tante scuole in maniera strumentale; anche in assoluto, essa gli appare insufficiente, anzi a volte fuorviante e deleteria. Occorre una prospettiva più ampia per dare ragione anche delle risorse, delle potenzialità e delle ricchezze di ogni alunno. Perretti inoltre è fortemente contrario ad una istruzione orientata solo al lavoro: la scuola deve preoccuparsi della persona che, una volta formata, sarà in grado di prepararsi al lavoro, adattandosi, migliorandosi con gli strumenti che anche a scuola si utilizzano. Basta dunque con la visione aziendalista e con l’utilitarismo economico che pervadono la scuola, per cui tutto deve essere orientato ad aumentare le iscrizioni e a formare lavoratori e non uomini e donne, cittadini e persone preparate culturalmente e curiose di sapere della vita in generale. Perretti, al contrario, è convinto che il sapere in sé dovrebbe dare felicità, soddisfazione e realizzazione, non la singola performance, il voto e la prospettiva lavorativa. Nella sua visione l’aspetto più bello dell’educazione a scuola è la relazione, il poter costruire rapporti positivi, stimolanti e arricchenti. La visione utilitarista, numerica o aziendalista invece svilisce, impoverisce ed ostacola la vera sfida educativa.


Scopri di più da Scuolanews

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento