Michele Canalini: insegnare con la tecnica della diagonale

Si è laureato in Lettere moderne nonostante i commissari all’esame di Stato lo avessero scoraggiato. Ha raccontato al podcast Insegnanti al microfono che non si è scoraggiato e si è iscritto all’università di Bologna perchè convinto che l’insegnante non è solo un trasmettitore ma un educatore, un ‘modello’. Dopo la SISS ha girato un pò per l’Italia, dal liceo nella splendida cornice delle Dolomiti di Agordo ed Auronzo di Cadore (BL) fino al Professionale di Massa-Carrara. Ha scelto di restare ad un istituto professionale, nonostante la fatica mentale di ‘reggere e tenere’ il gruppo classe, tendenzialmente meno motivato allo studio, alla disciplina e al sapere teorico. Entrare in classe significa essere sempre pronti a qualsiasi disagio o imprevisto che può capitare. Occorre essere elastici mentalmente e capaci di cambiare al bisogno la metodologia e l’approccio con i ragazzi e ragazze. Ha sperimentato diversi strumenti e tecniche didattiche, tra cui quella apprasa ad un corso di Oxfam, chiamata “tecnica della diagonale”: consiste nel porre un argomento, un problema e una linea in diagonale lungo tutto lo spazio della classe, poi ognuno si deve fisicamente collocare in un punto della linea diagonale e spiegare il perchè. E’ un modo molto semplice ma efficace per coinvolgerli, muoverli e farli apprendere attivamente. Ha provato anche a non mettere i volti fino a fine anno, per evitare l’ansia e la riduzione dell’apprendimento ad un numero.

Oggi guardando gli adolescenti afferma che c’è un vuoto emotivo. Lui cerca di educarli perchè abbiano un pensiero critico.

La scuola per lui è un supporto, un presidio di legalità per tanti giovanissimi ma non è facile coinvolgerli e motivarli.

È autore di due libri sulla scuola, L’insegnante di terracotta (Mimesis, 2018) e La ricreazione a distanza (Kimerik, 2021) e cura il blog La scuola sbagliata sul portale ReWriters.it

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