David Del Carlo: un insegnante di lettere tecnologico e innovativo

Il prof. David Del Carlo è insegnante di Latino e Materie letterarie al liceo statale Lorenzini di Pescia, la stessa scuola dove ha studiato da adolescente e in cui adesso si ritrova dall’altra parte della cattedra. Ha raccontato a Insegnanti al microfono la lunga passione per l’insegnamento e la tecnologia. Infatti ha esperienza sia come maestro alla scuola primaria, sia come professore alla secondaria, con un curriculum di studi specifici di psicologia e pedagogia che, a partire dal suo lavoro con i bambini, gli hanno permesso di affinare e di migliorare la sua didattica. Fin dai primi anni alle elementari ha introdotto delle metodologie innovative con l’uso delle ICT, per esempio sfruttando il programma Amico della Garamond per realizzare ipertesti; poi, con il passaggio al liceo e lo sviluppo tecnologico e digitale di questi anni, ha sperimentato ulteriori e più aggiornati strumenti.

Il suo amore per il latino e le materie letterarie non gli impedisce di utilizzare supporti e metodi digitali per coinvolgere, appassionare e far crescere i suoi alunni. Una delle modalità che preferisce è quella che permette agli alunni di progettare, elaborare e creare un artefatto digitale, in una vera e propria classe-laboratorio in cui l’insegnante accompagna e guida il lavoro come tutor e mentore.

Nel tempo ha creato una specie di curriculum multimediale, che utilizza nelle sue classi in tutto il percorso scolastico. Il professore parte dalle app presenti in Google Workspace, strumenti molto utili, in modo particolare per le attività collaborative. Non ha l’ansia di correre dietro alle ultime app arrivate, ma cerca, sperimenta e poi ne sceglie solo alcune, a cui resta abbastanza fedele nel tempo, come ThingLink, Book Creator e Canva: con quest’ultima fa realizzare infografiche e recensioni creative, ad esempio sul testo della Locandiera.

Spende il bonus docente per comprare del materiale che poi utilizza con e per i ragazzi: ad esempio ha acquistato dei visori per la realtà virtuale,  oppure una nutrita serie di libri di letteratura young adult che formano una biblioteca di classe a cui gli studenti possono attingere liberamente, senza dover fare riassunti, schede o altro.

Un’altra interessante attività la offre con un laboratorio multimediale in un’ora aggiuntiva, in cui insegna e soprattutto mette in pratica e  sperimenta con i ragazzi diversi strumenti digitali.

Una metodologia da lui utilizzata per l’insegnamento dell’Italiano è il Writing and Reading Workshop, anche se in modo personale e adattato al contesto della classe.

Il professore sottolinea che il docente non deve diventare un esperto delle tecnologie, né di tutte le app, ma partire da un’idea e poi svilupparla con i ragazzi, facendo sperimentare app e webtool direttamente agli studenti, che hanno una grande facilità di impararne il funzionamento, utilizzandole in tempi più veloci e con modalità più precise.

La sua concezione della didattica digitale lo ha spinto a creare nella sua scuola due aule 3.0 e a proporre l’acquisto di un carrello mobile con notebook (una sorta di laboratorio multimediale ambulante), tutto acquistato con la partecipazione a vari PON.

La scuola italiana ha visto con la pandemia un grande balzo in avanti nella conoscenza degli strumenti digitali, ma oggi c’è il rischio che ci sia una sorta di rigetto della tecnologia e di ritorno al passato, con docenti e studenti stanchi della lunga immersione forzata nel mondo digitale.

L’autentica innovazione, per Del Carlo, risiede comunque e sempre nelle metodologie: gli strumenti utilizzati, analogici o digitali che siano, sono utili complementi, mai fini dell’azione didattica.

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