
Il professore De Beni, ha raccontato al podcast Insegnanti al microfono la sua lunga esperienza nell’educazione, partendo come insegnante della scuola primaria, per passare a quella di un liceo, poi ricoprendo il ruolo di direttore didattico, passando al settore della ricerca come Professore di Docimologia e di Pedagogia all’Università di Verona e ora di Programmazione e Valutazione dei processi formativi, Istituto Universitario Sophia, Loppiano (FI). Educare è formare alla prosocialità, cioè educazione al dono di sé, un modo di dedicarsi all’altro, di vivere la partecipazione civica nella società. E’ convinto che ogni buona azione educativa debba avere un sostegno, un sostrato, un fondamento nella ricerca, intesa nel senso ampio e profondo del termine. La sua visione educativa ha dimostrato sperimentalmente che nella scuola si può davvero fare la differenza come insegnanti, realizzando cambiamenti nella creatività degli studenti, nell’approccio metacognitivo, nello spirito e nella capacità collaborativa. Come pedagogista afferma che la libertà dell’insegnamento deve essere sempre garantita, ma questo non vuol dire che non possa e non debba esserci un modo per confrontare approcci e risultati di apprendimento per affermare la qualità metodologico- didattica. Occorre partire di più dal basso, cioè trovare un metodo glocal, per cui si possano concretamente trovare parametri in grado di comparare approcci, metodologie, risultati di scuole simili e vicine dello stesso territorio. Da qui prove nazionali, come quelle INVALSI, avrebbero più senso.
Educare è un’azione che risponde al bisogno profondo dell’uomo di essere prosociale, cioè per natura orientato, spinto verso l’altro.
Oggi è anche importante riaffermare la dignità e il ruolo sociale ed educativo dell’insegnante, non tanto dal punto di vista economico ma di valore, a cui poi si associa un doveroso riconoscimento economico. Bisogna affermare e dimostrare la qualità dell’insegnamento. Ci sono tanti modi e metodi per fare questo, ma ciò richiede ben ponderati criteri e livelli di verifica. Questo comporta una serie di ulteriori aspetti e problemi non facili da risolvere.
Infine, il prof. De Beni esprime la sua perplessità in merito all’attuale decisione di riformare i programmi scolastici: non è la cosa prioritaria, quello che serve prima di tutto, quale motore principale di ogni Riforma, è lo status professionale degli insegnanti.
Ha scritto numerosi libri in materia di educazione, l’ultimo è uscito nel 2024 per Cittanuova dal titolo e dai contenuti molto significativi: “Perché insegno? Perché ci credo. Quando un bravo insegnante fa la differenza”. Un libro scritto da insegnanti per insegnanti e per quanti, genitori ed educatori per primi, hanno a cuore una scuola di qualità. In un mondo frenetico e disorientato come il nostro, un bravo insegnante, con la sua passione e competenza, può effettivamente far la differenza e dare speranza al futuro delle giovani generazioni. Da una buona scuola può veramente partire la scintilla che ispirerà i nostri studenti per tutta la vita, attori critici e costruttivi di cambiamenti. Coinvolgenti testimonianze di docenti italiani tra i quali i finalisti del prestigioso premio internazionale Global Teacher Prize (Varkey Foundation) e del Global Teacher Award (Alert Knowledge Services – AKS).
Il suo sito www.micheledebeni.it è ricco di testi e idee.
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