La prof.sa Maria Grazia Lancellotti, come ha raccontato ad Insegnanti al microfono, è entrata nel mondo della scuola come insegnante di Lettere e Lingua Italiana per poi diventare Dirigente Scolastica in una scuola professionale e ora al liceo Orazio di Roma. La scelta di intraprendere l’avventura di DS nasceva dal desiderio di dare l’impronta a tutta una scuola non solo ad alcune singole classi, come avviene nel ruolo di insegnante. La sua visione di scuola è quella di una “realtà piena di senso e non di cose, che serve per formare dei cittadini e delle persone adulte dando a tutti le competenze trasversali e fondamentali per crescere bene”. La scuola deve perciò essere trasversale, non a compartimenti stagni. In questo senso la nuova disciplina di Educazione Civica ha aiutato a superare alcuni steccati tra le materie proponedo un percorso multidisciplinare, aperto a tante diverse discipline e contenuti.
L’esperienza della Educazione Civica e la pandemia hanno mostrato come il cambiamento non è sempre facile nè lineare nè immediato. Occorre che i docenti sappiano e vogliano osare, ma a volte hanno paura di farlo.
Occorre mettere gli studenti al centro e costruire la persona, accettando anche di sbagliare e quindi di ricominciare.
Al liceo Orazio, tra le tante inizitive, ci sono due progetti a cui la prof.sa Lancellotti tiene particolarmente.
Innanzitutto la rete delle scuole Green, dove il liceo è capofila e tra i fondatori, nata per la convinzione che “sia una priorità educativa far conoscere gli obiettivi dell’Agenda 2030 e promuovere azioni volte allo sviluppo sostenibile e rispettoso dell’ecosistema. Tale rete ritiene la scuola il luogo che, costitutivamente, ha nelle sue finalità la promozione della corretta informazione e della cultura e la formazione di cittadine e cittadini consapevoli e responsabili. In base all’accordo, tutte le istituzioni scolastiche aderenti, si impegnano ad approfondire i temi dell’ambiente, del cambiamento climatico e dell’educazione alla sostenibilità, promuovendo progetti di educazione ambientale e buone pratiche da sperimentare nel contesto scolastico”.
L’impatto dell’uomo sull’ambiente, antropocene, chiama tutti a maggiore attenzione, conoscenza e sensibilità
Una rete che nel tempo e velocemente si è allargata a tutta Italia e coinvolge centinaia di scuole. L’impegno è quello di impegnarsi con delle azioni concrete e fattibili sul tema del rispetto dell’ambiente, dell’ecosistema, del riciclo, di attività virtusoe per lottare contro i cambiamenti climatici.
L’altro progetto molto interessante si chiama “Il civico giusto“, nasce dalla considerazione che la memoria, il ricordo di persone e fatti, non può affidarsi solo al racconto, alla narrazione, ma che ha bisogno di simboli, di luoghi.
Durante l’occupazione nazifascista, a Roma, in Italia e in Europa, le persecuzioni costrinsero alla fuga e alla clandestinità centinaia di migliaia di persone. Per molte fu una tragica fuga a breve termine, stanate come prede spaurite, furono indirizzate verso i campi di lavoro, di concentramento, di sterminio.
Ma per altre ci fu una storia diversa. Una storia di fratellanza, di amore, di solidarietà che il nostro progetto intende celebrare e onorare raccontando e ricostruendo la vicenda di quanti accolsero queste persone, a volte sconosciute, nel cuore delle loro case, offrendo loro un nascondiglio e mezzi di sostentamento, rischiando la propria vita, senza chiedere nulla. Anche per lunghi mesi.
L’obiettivo è quindi quello di “segnare e riconoscere” in maniera tangibile, quelle case che, grazie al coraggio degli abitanti, sono stato il sicuro rifugio di chi veniva braccato dai nazifascisti.
Viene affissa una targa accanto al civico con un codice QR, per cui inquadrandolo si viene informati sulla storia e la persona.
Questo progetto, supportato da esperti storici e di altre discipline, ha permesso agli studenti di imparare tante competenze sia storiche che trasversali per poter cercare, indagare e raccontare queste storie.
Dando uno sguardo alla scuola italiana, secondo la prof. Lancellotti, bisognerebbe rivedere i curricula, i programmi/percorsi formativi dando maggiore flessibilità. Ma soprattutto bisognerebbe evitare di fare cambiamenti troppo frequentemente e senza lungo respiro. Troppo spesso la politica usa la scuola senza davvero migliorarla ma facendo solo cambiamenti di facciata che servono al consenso politico immediato. La scuola ha bisogno di vere e ampie riforme da preparare e ‘digerire’ con il tempo.