E’ finito il campionato di calcio e le varie finali delle competizioni europee (purtroppo per noi italiani non concluse bene, avendole perse tutte e tre!) ma ora cala il silenzio sulle partite e sui giocatori. Ci sono ancora un pò di rimpianti per chi non ha raggiunto gli obiettivi sperati, festeggiamenti per chi ha vinto qualcosa, soddisfazione per chi ha raggiunto insperati traguardi. Ma tutti (sportivi, tifosi, associazioni, mezzi di comunicazione) sono pronti a vivere questo periodo estivo con serenità, anzi augurando ai vari calciatori un meritato riposo dopo una lunga galoppata sportiva.
E’ curioso però che non si sente contestare questi due/tre mesi di silenzio mediatico calcistico. Nessuno che abbia mai detto: non giocano per due/tre mesi e vengono pagati?? Migliaia se non milioni di euro all’anno? E’ normale e giusto. Il loro lavoro è fatto di momenti di grande mediaticità e visibilità e momenti di ‘oblio’, di lavoro nascosto in palestra e nei campi di allenamento a porte chiuse e di riposo. Ma nessuno contesta questo. Nessuno in generale va a verificare quanti km di corsa hanno fatto.
Invece ogni anno in questo periodo, a conclusione dell’anno scolastico, arrivano i soliti commenti sugli insegnanti: adesso fate tre mesi di vacanza. Nessuno comprende che anche gli insegnanti hanno momenti in cui lavorano sotto i ‘riflettori’, come durante i compiti, le verifiche, gli esami e momenti in cui lavorano nell’ombra del proprio studio di casa o in aula insegnanti per prepararsi, continuare a studiare, approfondire, pensare nuovi progetti ed iniziative, da realizzare durante tutto l’anno. Perchè una persona che ama giocare a calcio, lo fa sempre, anche se non è sotto i riflettori. Una persona che ama insegnare pensa sempre a come ‘trasmettere’ il sapere, le competenze ai suoi alunni, estate ed inverno.
L’estate anche per gli insegnanti, come per i calciatori, è un momento meno ‘mediatico’ ma entrambi lavorano, si preparano, si ‘allenano’. Inoltre tra glli insegnanti ci sono coloro che non avendo un contratto a tempo indeterminato (in Italia ogni anno circa 150.000 insegnanti) soffrono, sono in ansia perchè aspettano il rinnovo del contratto e perchè magari non sanno in quale città andranno a lavorare, proprio come i calciatori.
Nessuno contesta lo stipendio milionario a calciatori che magari durante il campionato si sono solo seduti in panchina e non hanno mai avuto l’opportunità di entrare in campo. E’ giusto così se il contratto lo prevede. Mentre spesso si contesta lo stipendio (molto più misero) di un insegnante che ha fatto sempre e comunque il suo lavoro in classe e a casa e sembra che abbia ‘rubato’ i soldi perchè è sotto i riflettori di tutti ‘solo’ nelle 18 ore di cattedra. Come se ai giocatori si contestasse che vengono pagati così tanto ‘solo’ per lavorare/giocare 90 minuti alla settimana. Ma entrambi lavorano nell’ombra tutti i giorni per arrivare al meglio in quel momento pubblico, in campo o in cattedra. Entrambi sono concentrati per esprimersi al meglio nell’ora “pubblica”. Per entrambi si può aver successo e fare bene ogni volta, oppure visti i tanti fattori in campo, si può essere altalenanti nel rendimento.
Inoltre possiamo dire che un insegnante aiuta la crescita e lo sviluppo umano e intellettivo di tanti ragazzi e ragazze e nel contesto di oggi non è così facile nè scontato. Aiuta a migliorare la società e le persone.
Con il sorriso mi preparo alle solite critiche estive verso gli insegnanti, li guardo e dentro di me penso che sono fortunato a fare questo lavoro, faticoso ma avvincente, e che finchè mi piace stare in classe e affrontare una ‘banda’ di adolescenti esplosivi, a volte maleducati, svogliati, sfrontati ma anche tanto carichi e potenzialmente positivi e nel bello della crescita umana, accetterò di ricominciare un nuovo anno scolastico.
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