La prof.ssa Pamela Marchesotti insegna al liceo James Joyce di Ariccia (Roma) da tanti anni e ha voluto raccontare ad insegnanti al microfono la sua lunga e ampia esperienza di insegnante di Lettere e lingua italiana e da qualche anno anche di collaboratrice del Dirigente Scolastico ed è referente d’istituto per il bullismo e il cyberbullismo.
Ama moltissimo il suo lavoro di docente e per ora non vuole lasciare il suo rapporto con gli studenti e studentesse. Anche ora che ricopre il ruolo di collaboratrice nello staff della dirigenza non vuole lasciare la classe con la relazione diretta con i ragazzi.
I ragazzi di oggi hanno tanti strumenti e canali di comuncazione ma alla fine sono quelli che sanno meno comunicare, in riferimento al passato. Anche se c’è una comunicazione continua, senza filtri, ha le sue rigidità dovute allo strumento e quindi spesso non vogliono farsi conoscere per quello che sono.
La scuola italiana è cambiata molto nel tempo, anche se alcune cose sono rimaste fisse e rigide. Un esempio è la valutazione, ancora ferma al numero come indicatore unico delle competenze e capacità degli alunni.
Il suo ruolo di referente per il bullisimo e cyberbullismo lo ha svolto all’inizio con il preziosissimo aiuto della Polizia Postale, che ha dato un fondamentale e corretto approccio al fenomeno. Col tempo l’istituzione postale ha dovuto a malincuore diminuire fino ad eliminare i propri interventi e così la professoressa Marchesotti si è ritrovata da sola a gestire gli incontri, la formazione, le attività a scuola su questo tema.
In questo modo ha visto quanto sia importante per i ragazzi e ragazze la socialità, soprattutto in questo anno di pandemia dovuta al Covid-19 che ha costretto dentro le mura la propria vita , che oramai si manifesta ed esprime soprattutto sulle storie dei social.
La scuola può offrire delle alternative pomeridiane, non legate ai contenuti disciplinari, ma di ampio e vario tipo. Ad esempio laboratori di musica e teatro, che sono così importanti per aiutare e sviluppare gli adolescenti la loro forza e capacità comunicativa.
La scuola italiana ha commesso un grave errore a togliere musica dalle scuole.
Ci sono grandi professionisti nella scuola. Ma nello stesso tempo c’è poca attenzione al mondo della scuola. La scuola la si pensa sempre come problema ma non come risorsa.