Laureata in Germanistica all’università di Firenze, Valentina Giuliani ha raccontato al podcast Insegnanti al microfono, come la scarsità di posti per insegnare tedesco nella scuola italiana della fine degli anni ’90, l’abbia spinta ad accettare un incarico di editor presso la casa editrice scolastica italo-tedesca Hueber Le Monnier prima, RCS scuola e De Agostini scuola dopo. Un ventennio di esperienza che le ha permesso di tenere d’occhio il mondo scolastico da una prospettiva particolare, quella di chi lavora a confezionare libri di testo utilizzati come manuali di adozione. Un’esperienza preziosa che l’ha aiutata a capire come spesso libri progettati a tavolino, attività ed esercizi non sperimentati nel contesto classe, siano poco efficaci e come l’integrazione di un sapere teorico in ambito didattico/pedagogico con una esperienza pratica in aula sia invece vincente.
Il passaggio dall’editoria scolastica all’insegnamento è stato casuale. Incaricata dalla De Agostini di fare una ricerca di mercato sulla possibilità di vendere libri scolastici italiani in Ticino, ha scoperto in internet il bando di un concorso e, avendo l’abilitazione all’insegnamento, ha partecipato alla selezione. Ha superato lo scritto e l’orale e ha così cominciato a insegnare tedesco in una scuola media del Canton Ticino. Alla domanda sulle differenze tra la scuola media italiana e quella ticinese risponde: In Ticino la scuola dura quattro anni, 33 sono le ore settimanali, spalmate su cinque giorni, il pomeriggio del mercoledì è libero, per il resto della settimana si va a scuola mattina e pomeriggio. La pausa per il pranzo è lunga perché molti studenti tornano a casa a mangiare. La cattedra non è 18 ore ma 25, esclusa la docenza di classe.
Il calendario scolastico ha più o meno gli stessi giorni di scuola ma distribuiti diversamente. Si inizia prima (quest’anno il 2 di settembre) e si finisce dopo (nell’anno scolastico 2024-25 il 18 giugno), con vacanze di Natale di due settimane, una settimana per carnevale, una decina di giorni a Pasqua e una settimana di vacanze autunnali tra ottobre e novembre (Herbstferien) nonché qualche giorno per Pentecoste. Qualche festa religiosa che in Italia è stata abolita e la pausa estiva è decisamente più breve a favore di più interruzioni durante l’anno.
Rispetto alla scuola italiana, i ragazzi hanno meno compiti a casa, visto il minor tempo fuori scuola e questo permette ai docenti di seguirli maggiormente nel metodo e nei carichi di lavoro, ma dall’altro può togliere ai ragazzi un pò di indipendenza, responsabilità e capacità di organizzarsi in modo autonomo.
Altro aspetto interessante è il ruolo degli esperti, cioè degli incaricati dal ministero che regolarmente entrano nelle classi e incontrano gli insegnanti per un confronto e un arricchimento sereno e positivo. Ogni quattro anni, i docenti devono ‘rendicontare‘ la loro formazione e i loro progetti. C’è quindi un rapporto dialogico e non solo di controllo tra ministero e docenti, in vista del miglioramento della scuola tutta.
Una sperimentazione introdotta diverso tempo fa e superata a partire dal prossimo anno scolastico, riguarda la distinzione in livello A e B per tedesco e matematica, con la formazione in terza e quarta media di gruppi di studenti provenienti da sezioni diverse e aggregati nei corsi attitudinali o nei corsi base, a seconda dei risultati ottenuti in queste due discipline in seconda media.
Un tema dibattuto è l’introduzione dal prossimo anno scolastico della lingua tedesca a partire dalla prima media (oggi la si inizia in seconda) lingua che va ad affiancare il francese, studiato dalle elementari. D’altronde in un contesto plurilingue come quello Svizzero, le lingue ufficiali della Confederazione devono avere spazio, così come lo deve avere l’inglese, lingua franca ormai a tutte le latitudini.
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